frase

VERITAS VOS LIBERAT
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NOI PIANGIAMO PER COLORO PER CUI NON PIANGE PIÙ NESSUNO

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PRO VERITATE ADVERSA DILIGERE ET PROSPERA FORMIDANDO DECLINARE

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giovedì 2 giugno 2022

ELVIRA ORLANDINI, UNA MORTE SENZA TEMPO E SENZA GIUSTIZIA

 


Impressiona come il tempo possa cambiare i luoghi. Le voci, i rumori della quotidianità, lasciano il posto al silenzio.

Tutto si svuota. La natura ricopre ciò che l’uomo ha prima costruito e poi abbandonato.

La natura rigogliosa ha preso possesso anche dei luoghi teatro della tragica vicenda di Elvira Orlandini.

5 giugno 1947, Toiano, un piccolo borgo agricolo nella Toscana più profonda.

È il giorno del Corpus Domini. È anche l’ultimo giorno di vita di Elvira Orlandini

Elvira è giovane, carina e “senza grilli per la testa”. Espressione tipica del tempo ma anche retoricamente vuota.

Lavora i campi con la sua famiglia e presta servizio presso la facoltosa famiglia svizzera dei Salt che avevano una tenuta poco lontano.

A breve si sarebbe dovuta sposare con Ugo Ancillotti, uno dei tanti reduci di guerra.

Il pomeriggio del 2 giugno 1947, Elvira esce di casa per recarsi alla fonte, per prendere l’acqua. Poco più di 400 metri da casa.

Abitudini antiche di un’Italia scomparsa. Dove l’acqua corrente in casa era un lusso. Dove tutto era un lusso.

Elvira si avvia, da sola, verso la fonte. A casa non tornerà più. Non viva almeno.

Il corpo viene trovato a 30 metri dalla fonte, lungo il Botro della Lupa.

Qualcuno le ha squarciato la gola da un orecchio all’altro. Il sangue riempie i polmoni in pochi secondi, impossibile gridare in queste condizioni. Un particolare importante questo.

Viene anche colpita alla testa. L’assassino porta via l’asciugamano di Elvira e secondo alcune cronache anche le sue mutandine.

Un delitto che impressiona la comunità locale. L’Italia intera.

La ragazza piena di virtù e illibata vittima del mostro. Una storia così non poteva non riempire i giornali di un Paese che tre anni dopo avrebbe canonizzato Maria Goretti.

Le indagini sono difficili. La guerra era finita da due anni. Le investigazioni scientifiche non esistevano. Ci si affidava al fiuto degli investigatori.

Le indagini, dopo alcune incertezze, portano ad un nome. Quello più scontato. Il fidanzato e promesso sposo di Elvira.

Era arrivato tra i primi sul luogo del delitto e aveva tracce di sangue sui pantaloni. Aveva anche avuto dei litigi con la sua promessa.

Tanto basta per farlo diventare ospite delle italiche prigioni. Dove resterà per due anni.

Nel 1949 viene assolto, dopo un processo seguito da migliaia di persone.

Non ci sono prove. Vicino al corpo della ragazza vengono trovate impronte di scarpe non compatibili con quelle di Ugo Ancillotti. Le macchie di sangue sono minuscole. Invece dalla gola di Elvira era uscito molto sangue.

L’assassino di Elvira Orlandini non verrà mai trovato. Tante ipotesi. Tutte portavano al delitto passionale.

L’assassino ha agito con determinazione. Neutralizzando ogni possibile tentativo di chiedere aiuto.  Usando una tecnica tipica della macellazione degli animali. O appresa in guerra.

Perché raccontare una storia “vecchia”? Un omicidio che non può più trovare soluzione.

Perché le persone non sono edifici che possono sparire inghiottiti dal tempo e dalla natura.

La memoria deve sopravvivere alla cattiva sorte. Alla cattiva coscienza.

RIPRODUZIONE RISERVATA © 

Articolo Il SudEst.it

SERENA MOLLICONE, LA STRADA DEL DIAVOLO


 In attesa delle dichiarazioni di tutti i componenti della famiglia Mottola innanzi alla Corte d’Assise di Cassino, diamo spazio ad alcuni elementi poco approfonditi nella vicenda dell’omicidio di Serena Mollicone.

Più precisamente i presunti depistaggi. Una delle pagine più controverse di questa brutta vicenda.

Il 9 giugno 2001 Guglielmo Mollicone trova in un cassetto della camera di Serena il cellulare della figlia. Cellulare cercato precedentemente dai carabinieri negli stessi cassetti.

Il 04 luglio 2001 i carabinieri trovano in un comò della camera di Serena Mollicone della sostanza stupefacente di tipo hashish. Anche in questo caso gli investigatori avevano già precedentemente controllato il comò e dell’hashish nessuna traccia.

Episodi misteriosi, inquietanti. Ma sono veramente dei depistaggi?

Il cellulare lasciato nella stanza di Serena per gettare sospetti su Guglielmo Mollicone, questa è l’opinione comune. Sinceramente, però, non convince. Giustamente Guglielmo Mollicone consegna il cellulare agli investigatori. Non avendo nulla da nascondere. Altrimenti lo avrebbe buttato. Una considerazione elementare fatta anche dagli investigatori. Inoltre, non è sicuro che Serena avesse con se il cellulare il giorno della sua morte.

Anzi secondo la sentenza del 2004 della Corte d’Assise di Cassino, Serena Mollicone non aveva il cellulare. Probabilmente rimasto a casa.

Il cellulare di Serena contiene comunque un elemento importante. Nella rubrica, posizione progressiva 52, compare il nome Diavolo associato alle cifre 666. Gli investigatori sono convinti che sia un depistaggio degli attuali imputati per avvalorare la pista satanica. Ovviamente è possibile.

Possibile ma qualcosa non torna. Le persone che hanno ucciso Serena Mollicone hanno dimostrato lucidità e perizia. Questo invece è un tentativo di depistaggio rozzo e infantile. Destinato a fallire miseramente.

Può averlo scritto Serena? Non sembra compatibile con il suo modo di essere. Una ragazza solare lontana da certe tenebre.

Come spiegare questo Diavolo 666? Potrebbe spiegarlo un’inquietante coincidenza che forse non è una coincidenza.

Da Sora parte la strada statale, ora regionale, 666 diretta a Forca d’Acero. Conosciuta anche come la strada del Diavolo. Addirittura, ci sono state richieste di cambiarle nome. L’unica strada italiana a portare questo numero.

Non possiamo escludere che la scritta Diavolo 666 più che un depistaggio sia un messaggio agli investigatori. Per indicare un luogo dove trovare quel movente mai individuato con certezza.

Certo ipotesi, forse fantasiose.

Che, però, trovano un fondamento nel ritrovamento dell’hashish nella camera di Serena Mollicone.

Anche questo viene considerato un depistaggio. Uno strano depistaggio. Era noto che Serena aveva fumato spinelli, in maniera molto saltuaria. Inoltre, un secondo anomalo ritrovamento non poteva non insospettire gli investigatori.

La pista dell’hashish porta ad indagare non su Serena ma sull’uso di tale sostanza ad Arce. Indagine che porta anche a Marco Mottola. Un depistaggio invece ha come scopo l’evitare di essere indagati.

Il cellulare e l’hashish ritrovati in camera di Serena potrebbero non essere bocconi avvelenati per gli investigatori ma molliche di pane lasciate per indicare una via. Percorsa, parzialmente, dieci anni dopo.

Lo spaccio di sostanze stupefacenti e la strada statale 666 da Sora. Indicazioni utili per indirizzare le indagini? Sarebbe importante trovare una risposta. Ottimo il lavoro della Procura ma non tutte le caselle sono stare riempite. Come quella del movente.

Che forse possiamo individuare, prima della sentenza di Cassazione, lungo una strada mai battuta.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©

Articolo Il SudEst.it

venerdì 2 luglio 2021

Alfredino Rampi, eravamo tutti in quel pozzo.



La vicenda di Alfredino Rampi ha scosso l’Italia. Una partecipazione popolare mai vista. Molti a tutt’oggi criticano l’assembramento di 10000 persone a Vermicino. La diretta televisiva di 18 ore. Quella, però, era un’Italia diversa. Disorganizzata, impaurita da anni di stragi e attentati, ma anche con un grande cuore. La gente voleva partecipare al salvataggio di Alfredino. Non erano persone che si nutrivano del dolore della signora Franca. lo sentono come se fosse il proprio.

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Peschereccio Francesco Padre e la verità in fondo al mare

Il triangolo delle Bermude. Un luogo fisico. Un luogo di mistero. Sinonimo di mistero. Navi, aerei, vite umane trattenute nelle acque di questo triangolo misterioso. Anche l’Italia, ha il suo luogo, sinonimo di mistero. Ad essere sinceri, l’Italia ha più di un luogo con queste caratteristiche. Ustica, però, simboleggia la verità ostaggio delle tenebre.



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lunedì 3 maggio 2021

sabato 5 dicembre 2020

Serena Mollicone

Un sito per raccontare la tragica vicenda di Serena Mollicone e Santino Tuzi

https://www.1giugno2001.it/

mercoledì 16 settembre 2020

I misteri di Santa Palomba

 Alle 4 di oggi a Pomezia presso l'interporto che si trova nei pressi della stazione di Santa Palomba, un addetto alla vigilanza è stato aggredito, si trova ora in gravi condizioni : aggressione 16 settembre 2020.

Un episodio identico è accaduto il 4 dicembre 1997 : Morte Gianni Terra.

Quali misteri nasconde l'interporto di Pomezia?

domenica 12 novembre 2017

VIDEO SERENA MOLLICONE


Interessante video sulla dinamica dell'omicidio di Serena Mollicone