Renata Moscatelli
Roma Via Carlo Poma 4
21 Ottobre 1984
Capita
a ciascuno di noi almeno una volta di guardare un edificio e avere
una sensazione di inquietudine. Vuoi per lo stile architettonico,
vuoi per lo stato di conservazione o per mille altri elementi
soggettivi. Ci sono edifici che invece hanno oggettivi motivi per
dare inquietudine. Tra essi il complesso residenziale di Via Carlo
Poma a Roma. Costruito in epoca fascista da una cooperativa composta
da militari e impiegati dello stato è un complesso composto da
varie palazzi collegati tra loro. Negli anni in Via Carlo Poma si
stabiliscono molti studi professionali e personaggi dello spettacolo.
Un vero meandro di appartamenti, scale. Per accedere al complesso
residenziale di Via Poma vi sono diversi ingressi, sorvegliati da
portieri. Sorvegliati si ma non al punto da impedire che in 6 anni
Via Poma diventasse il teatro di due omicidi ad oggi senza soluzione.
Nel 1984 viene uccisa nel suo appartamento Renata Moscatelli, nel
1990 viene uccisa nella sede dell'Associazione Italiana Alberghi
della Gioventù Simonetta Cesaroni. La vicenda del delitto che
ha visto vittima Simonetta Cesaroni è molto conosciuta e vede
ancora aperto l'iter processuale a carico di Raniero Busco all'epoca
dei fatti fidanzato della Cesaroni. Molto meno conosciuta è la
vicenda dell'omicidio di Renata Moscatelli. Di questa vicenda
proviamo a capire qualcosa di più. Renata Moscatelli 68 anni
vive sola in Via Poma 4 primo piano scala E, figlia di Giuseppe
Moscatelli ( negli anni 40 vice comandante dell'Arma dei
Carabinieri), sorella di Adriana Moscatelli (ex moglie di Pio
Theodoli Braschi e madre di Giovanni Theodoli Braschi ). Secondo le
cronache dell'epoca Renata incontrava spesso la sorella con la quale
aveva delle discussioni per via dell'eredità lasciata dal
padre ( morto nel 1982 ). Renata Moscatelli aveva un vita regolare
nei tempi e nei luoghi. Usciva di casa solo nelle ore diurne per
recarsi sempre nei soliti luoghi : il mercato di Via Tito Speri e la
chiesa di Santa Maria Apostolorum a Piazza D'Armi in Via Giovanni
Ferrari 1. In chiesa oltre ad andare a messa frequentava il circolo
parrocchiale sia per contribuire ad opere di carità sia per
partecipare a visite presso santuari di diverse zone d'Europa (
secondo le cronache giornalistiche dell'epoca poco tempo prima della
morte Renata aveva visitato santuari a Mosca e Leningrado, mentre
l'anno prima era stata in Grecia ). Con i vicini Renata Moscatelli
aveva rapporti fugaci. Aveva provveduto a far montare una porta
blindata con cerniere antistrappo e sbarre di ferro alla finestra,
sceso il buio si chiudeva in casa senza aprire a nessuno. Eppure,
purtroppo per lei, a qualcuno apre il 21 ottobre 1984. Una domenica
come le altre, nel pomeriggio Renata si reca a messa per poi
rientrare a casa. Nella serata lei telefona ( puntata chi l'ha visto? 23-11-2011 )
a Don Marcello della compagnia di San Paolo chiedendo una stanza per
il signor Mardocci, che si trova accanto a Renata, che aveva smarrito
le chiavi di casa . Il nome di Mardocci risulta cancellato dal
registro della Compagnia perchè in seguito telefonò lo
stesso Mardocci dicendo di aver trovato le chiavi di casa e che
quindi non aveva più necessità della stanza. Dopo la
telefonata a Don Marcello di Renata nessuna notizia. Il 23 ottobre
1984 Adriana Moscatelli si reca a trovare la sorella ma bussa invano.
Secondo le dichiarazioni del portiere Adriana Moscatelli avrebbe
proferito la frase “ Dio, magari me l'hanno trucidata”. Comunque
sia Adriana Moscatelli ritorna il giorno dopo con un fabbro che forza
la porta blindata. Dopo aver forzato la porta trova Renata
Moscatelli uccisa. Il corpo giace vicino al telefono. Presenta una
ferita alla testa, vicino al corpo un cuscino intriso di sangue e
pezzi di vetro di una bottiglia di whisky forse usata per colpirla
alla testa. La morte è stata causata da soffocamento, nel
soffocarla l'assassino le rompe diverse costole. L'epoca della morte
viene indicata tra le 18 e le 24 di domenica 21 ottobre 1984. La
porta non presenta segni di effrazione, nulla viene rubato. Soltanto i
portaritratti sono stati manomessi. Le indagini puntano per un attimo
sulla sorella di Renata Moscatelli per poi chiudersi senza aver
trovato l'assassino.
Renata
Moscatelli apre all'assassino o entra con lui in casa, segno che lo
conosceva bene. Poi c' è il fatto della telefonata fatta da
Renata a Don Marcello , chi è il signor Mardocci ? Potrebbe
contribuire alla risoluzione del caso. Il movente non è certo
il furto, forse una discussione improvvisa o la necessità di
ucciderla per poi cercare qualcosa
in casa. I portieri non vedono nessuno quindi o l'assassino è
stato fortunato o conosceva vie per uscire senza essere visto o ha
trovato rifugio all'interno di un appartamento di Via Poma. Vi è
una analogia ( si badi bene analogia che ad oggi si può
ascrivere solo a coincidenza ) tra l' omicidio di Renata Moscatelli e
quello di Caterina Skerl avvenuto il 21 gennaio 1984 a Roma, anche
nel caso di Caterina Skerl l'assassino mentre la strangola le
rompe diverse costole. Venuto meno il movente del furto, venuto meno
il movente sessuale, escluso quello della lite familiare, quale
motivo ha spinto qualcuno a superare la diffidenza di Renata e poi
colpirla a tradimento ?. Forse per qualcosa che lei aveva visto o di
cui era a conoscenza ?.