frase

VERITAS VOS LIBERAT
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NOI PIANGIAMO PER COLORO PER CUI NON PIANGE PIÙ NESSUNO

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PRO VERITATE ADVERSA DILIGERE ET PROSPERA FORMIDANDO DECLINARE

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lunedì 18 febbraio 2013

ORESTE LEONARDI,DOMENICO RICCI,RAFFAELE IOZZINO,FRANCESCO ZIZZI,GIULIO RIVERA ( Roma,Lazio 1978)

Vista di Via M. Fani









Oreste Leonardi
Domenico Ricci
Raffaele Iozzino
Francesco Zizzi
Giulio Rivera
Roma, Via M. Fani
16 Marzo 1978



Vista del punto dove si trovavano i 4 tiratori





Visuale dei 4 tiratori





Incrocio Via M. Fani - Via Stresa



Visuale del  testimone Pietro Lalli





 
Garibaldi e i mille, Cesare e le sue legioni, Napoleone e il suo esercito.Spesso il destino di molti è legato a quello di uno,nei libri di storia rimane memoria dell'uno mentre le storie dei molti vengono racchiuse in un termine : esercito, legione, ..... e scorta. Il 16/03/1978 è la prima riga di una delle pagine più buie della nostra storia. In un qualsiasi libro di storia il 16 marzo 1978 viene così riassunto: rapimento dell'onorevole Moro e massacro della sua scorta. Tanto è stato scritto sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, ma troppo spesso ci si è fermati al termine scorta. Proviamo ad andare oltre la frase agenti della scorta e ricordiamo questi nomi : Oreste Leonardi da Ceres 53 anni Maresciallo dei Carabinieri, Domenico Ricci da Staffolo-San Paolo di Jesi 43 anni Appuntato dei Carabinieri, Raffaele Iozzino da Casola 26 anni Guardia di Pubblica Sicurezza, Francesco Zizzi da Fasano 30 anni Brigadiere della Pubblica Sicurezza, Giulio Rivera da Guglionesi 24 anni Guardia di Pubblica Sicurezza . Dietro questi nomi ci sono vite mai vissute e vite vissute senza la persona amata. Su Aldo Moro e sui fatti di Via Fani tanto è stato scritto in sede giudiziaria, giornalistica e storica. Allora perché scrivere altro ? Semplicemente per la sensazione che la parola fine non sia ancora stata scritta. Iniziamo da come sono stati uccisi Oreste, Domenico,
Marciapiede lato Oreste Leonardi



Raffaele, Francesco e Giulio ( impariamo ad usare dei nomi oltre al generico uomini della scorta ). Le carte giudiziarie hanno ricostruito quanto accaduto quella mattina in Via Fani : le due auto della scorta di Aldo Moro vengono bloccate da una Fiat 128 all'incrocio tra Via Fani e Via Stresa ,dalla 128 scendono due persone che sparano a Leonardi e Ricci, altri quattro uomini vestiti da piloti escono dalla siepe del Bar Olivetti e sparano contro le due auto. L'unico che riesce a reagire è Raffaelle Iozzino che scende dall'Alfetta di scorta e spara due colpi prima di essere ucciso. Altri uomini armati bloccano Via Fani e Via Stresa. Aldo Moro viene caricato su una macchina e prima di fuggire gli assalitori sparano un colpo alla testa ai componenti della scorta. Francesco Zizzi però è ancora vivo quando arrivano i soccorsi e viene portato in Ospedale, dove morirà. Questo sarebbe successo in Via Fani. Sarebbe perché dopo 35 anni qualche dubbio rimane. Anzi qualche domanda senza risposta. Per cominciare come sapevano le “Brigate Rosse “ che quella mattina l'auto di Moro sarebbe passata in Via Fani ? E lo sapevano visto che nella notte tra il 15 e il 16 marzo tagliano le gomme del furgone di un fioraio che tutte le mattine si posizionava all'incrocio tra Via Fani e Via Stresa. La spiegazione data da Moretti ( capo delle Brigate Rosse ) è che la scorta di Moro faceva quasi sempre lo stesso percorso e alla stessa ora, era quindi facile prevedere il percorso. Ad affermalo sono anche gli altri agenti che scortavano Moro e che quel giorno erano di riposo. Quindi tutto chiaro ? Insomma, la signora Eleonora Moro dichiara ai giudici che il marito non usciva sempre alla stessa ora e che il percorso variava, veniva deciso al momento tra Moro e il maresciallo Leonardi. La signora Moro dichiara anche che il marito cambiava spesso chiesa e che la sua auto percorreva alle volte Via Cortina D'Ampezzo, alle volte Via Fani, alle volte Via Trionfale. La figlia di Moro, Agnese testimonia che il percorso veniva scelto la mattina all'uscita da casa, che veniva cambiato spesso. Testimonia anche che Via Fani era stretta , disagevole, spesso trafficata. Giovanni Ricci, figlio dell'appuntato Domenico Ricci, testimonia come il padre nelle settimane precedenti l'agguato fosse preoccupato per i continui cambi di percorso. Oltre a queste dichiarazioni rese ai giudici altri elementi portano a dubitare che venisse fatto sempre il solito percorso. Oreste Leonardi era molto esperto e molto legato a Moro. Conosceva i rischi che correva Aldo Moro. Aveva richiesto una vettura blindata che però non venne concessa. Quindi il dispositivo di sicurezza a protezione di Moro era formato da 5 uomini ( di cui due autisti con ovvia ridotta capacità di reazione armata nel caso di un agguato ) che viaggiano su auto non blindate , armati di pistola a livello individuale e una pistola mitragliatrice assegnata a Francesco Zizzi. Un dispositivo che difficilmente avrebbe potuto affrontare un' imboscata. Leonardi ne è consapevole per questo chiede l'auto blindata. E' anche consapevole che senza auto blindata ha solo due elementi di difesa:  velocità di spostamento e variare il percorso. Non avrebbe mai rinunciato a questi due elementi di difesa. Se il percorso variava e veniva deciso all'ultimo momento come sapevano gli assalitori che sarebbero passati da Via Fani ? Ci sono diverse spiegazioni , tra queste quella che la mattina del 16 marzo 1978 qualcuno ( con l'autorità per farlo ) ordina ad Oreste Leonardi di passare per Via Fani. Qualcuno che era gerarchicamente superiore a Leonardi o che godeva della sua Fiducia. Potrebbe essere che qualcuno via radio o di persona indica a Leonardi di passare per Via Fani. Non è un caso che tutti coloro che avrebbero potuto testimoniare di eventuali colloqui di Leonardi quella mattina sono stati uccisi, e potrebbe anche spiegare perché viene sparato il colpo alla testa agli uomini della scorta. Ipotesi azzardata ma che trova parziale fondamento in tre episodi accaduti quella mattina :
  • Intorno alle 9 il Colonnello Guglielmi ( in servizio nel Sismi nella sezione che controllava Gladio ) si trova in Via Stresa a 200 metri da dove nello stesso momento avveniva il rapimento di Moro. Guglielmi dichiara che stava andando a pranzo da un amico ( alle 9 di mattina ) e che non si è accorto di nulla.
  • I rapitori in fuga con Moro si avviano verso Via Bitossi dove era parcheggiato il furgone sul quale viene poi fatto salire il presidente della D.C. In Via Bitossi è sempre ferma una volante della Polizia in servizio di vigilanza all'abitazione del giudice Walter Celentano. Il 16 marzo la volante viene fatta spostare dalla centrale operativa pochi minuti prima dell'arrivo dei brigatisti.
  • Appena i rapitori lasciano Via Fani tutti i telefoni della zona diventano muti. Non si è mai capito la ragione di tale “guasto”.
Certo potrebbero essere tutti coincidenze ma se coincidenze non fossero si potrebbe pensare che elementi deviati presenti in vari rami della pubblica amministrazione abbiano aiutato in maniera determinante i “brigatisti”. In tale ipotetico contesto sarebbe possibile che a Leonardi sia venuto l'ordine o l'indicazione di percorrere Via Fani, e visto che Leonardi non avrebbe dato ascolto a chiunque ma solo a chi legittimato a dargli ordini o consigli si potrebbe ancora provare a dare un volto a questo ipotetico qualcuno.
Altri dubbi vengono sul come. Prima di vedere i dubbi collochiamo i protagonisti sulla scena: Ricci alla guida della macchina di Moro, Leonardi seduto al suo fianco, Moro seduto sul sedile posteriore lato destro dietro a Leonardi; Rivera alla guida dell'alfetta di scorta, Zizzi seduto al suo fianco, Iozzino sul sedile posteriore lato destro dietro a Zizzi; i brigatisti sparano dal lato sinistro della strada rispetto alle auto di scorta. I brigatisti dichiarano che l'auto di Moro ha provato ripetutamente a spingere la 128 per liberarsi e fuggire. Però sulla 128 non ci sono segni di tamponamento e tra l'auto di Moro e la 128 ci sono almeno 20 cm. Inoltre come è possibile che Leonardi non reagisca ? Se le cose fossero andate come detto dai brigatisti lo avrebbe fatto. Non è infatti credibile che Ricci pur esposto al fuoco diretto riesca a tamponare ripetutamente la 128 e Leonardi più defilato dai colpi non riesca a reagire. Leonardi non reagisce perché colto di sorpresa e non lo sarebbe mai stato se ci fosse stato il tamponamento e se avesse visto gli occupanti della 128 scendere armati ed andare verso di lui. L'autopsia stabilisce che Leonardi viene colpito da proiettili sparati dalla sua destra, ma i brigatisti hanno sempre dichiarato che hanno sparato solo dal lato sinistro e frontalmente. I risultati dell'autopsia possono portare a fare una diversa ricostruzione ( Ricostruzione dell'agguato di Via Fani nel film " Piazza delle Cinque Lune" ). La 128 si ferma allo stop, dietro si fermano le auto di scorta. Qualcuno è fermo sul lato destro della strada proprio vicino al finestrino di Leonardi . Un qualcuno che non attira l'attenzione di Leonardi che evidentemente lo giudica non pericoloso. La spiegazione potrebbe venire dall'uso delle divise dell' aereonautica civile e della targa diplomatica. Si è sempre ipotizzato che le divise vennero usate perché alcuni brigatisti non si conoscevano e quindi volevano evitare di spararsi addosso. Certo può essere ( anche se se fosse vera la versione delle Brigate Rosse non era necessario essendo tutti gli assalitori su un solo lato ). Ma potrebbe esserci una spiegazione diversa, gli assalitori avevano la necessità di non colpire Moro, per non colpirlo bisognava sparare nella maniera più precisa e il più vicino possibile. Non è però semplice avvicinarsi a due auto piene di persone armate. L'uso di divise e di una targa diplomatica potrebbero aver facilitato il compito, specie se a Leonardi il qualcuno che gli ordinò/consigliò di passare per Via Fani gli abbia anche preavvisato la possibile presenza di vettura con targa diplomatica e uomini in divisa. Comunque sia l'uomo sul lato di Leonardi improvvisamente gli spara e si defila. Contemporaneamente sul lato sinistro i 4 iniziano a sparare avendo come obiettivo prioritario i due autisti, uccidono Ricci e Rivera. Zizzi viene facilmente colpito essendo frontale agli sparatori. Iozzino aveva visto qualcuno sparare su Leonardi e si butta fuori dalla macchina approfittando anche del fatto che gli assalitori hanno dato priorità agli autisti. Iozzino esce fuori dalla macchina prende la pistola mira e spara ben due colpi. Questo merita una riflessione, oltre ai 4 che sparano vi sono altri armati che bloccano la strada dietro l'alfetta, nonostante ciò Iozzino riesce a sparare due colpi. Questo porta a ipotizzare che nonostante l'elevato numero di persone armate che hanno partecipato all'assalto il ruolo principale e qualificato sia stato di pochi . Cioè solo pochissimi erano capaci di sparare in modo efficace e preciso. A conferma di ciò viene la perizia balistica. In via Fani oltre alla pistola di Iozzino sparano: una pistola Smith&Wesson calibro 9 ( 8 colpi ) , una pistola Beretta ( 4 colpi ) , una pistola-mitra probabilmente Mod FNA1943 ( 22 colpi ) , una pistola-mitra Sten o FNA1943 ( 49 colpi ) , una pistola mitra TZ45 ( 5 colpi ), una pistola-mitra Beretta M12 (3 colpi ). Si vede a occhio che il ruolo maggiore è di una sola persona che spara ben 49 colpi. Sarà il testimone Pietro Lalli, che lavorava come benzinaio in Via Stresa , a dare una precisa descrizione di questo tiratore. Lalli è buon conoscitore di armi e nota subito che il tiratore è esperto e addestrato. Lo vede prima sparare una raffica corta e a breve distanza contro l'auto di Moro, poi per allargare l'angolo di tiro compie dei passi indietro e spara sull'alfetta di scorta. Spara con la mano destra mentre tiene la sinistra sulla canna per tenere stabile l'arma. La testimonianza di Lalli è di grande importanza, perché colloca in Via Fani un tiratore di grande professionalità. Non deve colpire Moro quindi si avvicina il più possibile e spara raffiche brevi perché più precise. Per farlo ci vuole grandissimo addestramento e nelle Brigate Rosse per stessa ammissione dei brigatisti l'addestramento alle armi è scarso. Una volta che ha ucciso Ricci il tiratore dei 49 colpi si muove con sicurezza per allargare il campo di tiro perché deve sparare anche sull'alfetta perché gli altri 3 tiratori evidentemente non erano riusciti a neutralizzare gli agenti. Quindi il livello qualitativo dei 4 tiratori è molto diverso, un professionista e tre dilettanti. Saper sparare raffiche brevi e precise, muoversi velocemente mentre si spara, essere lucidi sono tutte cose che si apprendono con l'azione sul campo. Anche l'arma usata dal tiratore professionista è una indicazione. Si dovrebbe trattare quasi sicuramente di un mitra Sten o in alternativa di un FNA43. Il mitra Sten è un arma costruita durante la seconda guerra mondiale in Inghilterra , arma facile da costruire che non nasce per il tiro di precisione, solo un buon addestramento specifico permette di ottenere buoni risultati di precisione. Il mitra Sten venne fornito dagli inglesi alle formazioni partigiane italiane, specie quelle che si rifacevano all'ideologia occidentale. Tra esse la formazione partigiana Osoppo , dalla Osoppo nel dopoguerra vennero tratti gli uomini per formare “ Stella Alpina” unità di Gladio. Il mitra FNA43 è un mitra prodotto in Italia nella Repubblica di Salò per armare i reparti della Rsi. Mitra di buona costruzione e molto preciso, diversi esemplari vennero catturati dai partigiani. Sia lo Sten che l'FNA43 erano armi molto vecchie nel 1978, si trovava certo di meglio specie per un compito tanto delicato. Se sono state usate significa o che non c'era modo di procurarsi armi migliori ( ma è strana la cosa visto che i bossoli trovati in Via Fani sono privi dell'indicazione del calibro e del lotto di produzione, cosa tipica delle forniture militari e se si riesce a procurare proiettili militari si riesce anche a procurare armi moderne ) o che il tiratore dei 49 colpi aveva un rapporto particolare con quel tipo di arma. Che aveva già usato ripetutamente in azione e che sapeva impiegare al meglio .Le Brigate Rosse però non avevano mai fatto azioni di tipo militare prima del 78 ma solo azioni contro obiettivi poco protetti.
Come si vede non tutto è stato spiegato. Oreste, Domenico, Raffaele, Giulio, Francesco meritano che sia dato onore al loro sacrificio. Onore che solo una completa verità può dare. Loro hanno mantenuto il loro giuramento di servire fedelmente la Repubblica. La Repubblica è stata fedele a loro ? sono stati colpiti alle spalle ? Si sarebbero salvati se qualcuno non li avesse traditi ?.